top of page

«[…] Come chiamarli? Immagini del sole? Gli storici li chiamano soli e raccontano che sono comparsi due o tre alla volta. I Greci li definiscono parhelia poiché li si vede generalmente in prossimità del Sole o poiché si caratterizzano per una qualche somiglianza con il sole. In effetti essi non riproducono tutte le caratteristiche del sole, ma la sua grandezza e la sua forma; del resto, deboli ed evanescenti, non hanno niente del suo calore né della sua grandezza.»

(Lucio Anneo Seneca. Naturales Quaestiones, Libro I par. 11.2)

Felice Pedroni nacque nel 1858 e, fin dal primo respiro, fu condannato come tanti a una vita da contadino tra le dure montagne dell’Appennino.

Orfano di padre, ultimo di sei fratelli, a vent’anni emigrò negli Stati Uniti, forse per sfuggire a qualche guaio con la giustizia. Nella terra promessa lavorò a lungo come bracciante, poi come minatore e infine decise di tentare la fortuna lungo i sentieri impervi del Grande Nord.

Dopo mesi di tentativi e privazioni, Il 22 luglio 1902 scoprì nel bacino dello Yukon (Alaska) un filone d'oro nel fondo di un torrente, successivamente chiamato, in suo onore, Pedro Creek. Ottenuta la concessione statale per l'estrazione dell'oro, divenne il presidente del Distretto minerario locale e fondò, presso la sua baracca, quella che oggi è la seconda città più grande dell’Alaska: Fairbanks.

Qualche anno dopo, in circostanze poco chiare, perse la concessione della miniera e morì nel 1910, a 52 anni, povero, senza essere mai tornato nella sua terra natale.

La storia di Felice Pedroni tocca innumerevoli questioni sociali ancora oggi attuali .

E’ una vicenda che parla di emigrazione, di integrazione, di vittorie e fallimenti, di Natura e di cieca determinazione.

Le tracce che ha lasciato parlano di una storia comune: un’anelito alla vita di cui l’essere umano non è in grado di liberarsi, nonostante tutto.

bottom of page